Dall'idea al prodotto, con il Design Sprint

Nello scorso articolo sul Design Thinking abbiamo introdotto alcune pratiche che in Ammagamma ci aiutano a migliorare l’implementazione dei nostri prodotti. Di queste, il Design Sprint è la pratica più importante. Scopriamo da dove nasce, perché e quando è utile, in cosa consiste e che impatto ha generato sui nostri progetti. 

 

 

di Francesco Carelli

 

 

Il nostro primo Design Sprint

 

Nell’estate del 2020 stavamo iniziando a sviluppare quello che, oggi, è uno dei nostri principali prodotti di IA sul mercato, Anagram. Ciò che ai tempi era ancora una soluzione “custom” necessitava di essere definito e trasformato in qualcosa di “standard” per svincolarsi dal paradigma di progetto, consulenziale, e applicarsi a una platea più vasta di utilizzatori, in qualità di prodotto vero e proprio.

 

L’idea di partenza era chiara, ma ciò che mancava era la scelta e la definizione delle caratteristiche da valorizzare all’interno del prodotto.

 

In cerca di stimoli, abbiamo deciso quindi di puntare su un metodo nuovo, trovato all’interno del libro Sprint!. Incuriositi dall’approccio, che sapevamo essere famoso nel mondo tech e digital, abbiamo adattato il metodo al nostro caso. Dopo 3 giorni di “ritiro” con un Team dedicato di 8 persone, è nato quindi il concept che ha dato origine ad Anagram. Da un lato, avevamo prototipato in pochissimo tempo le caratteristiche del nostro primo prodotto di IA; dall’altro, eravamo giunti alla scoperta di un metodo eccezionale per impostare i progetti.

 

 

Che cos’è il Design Sprint

 

Il metodo Design Sprint è un insieme di pratiche ideate da Jake Knapp, designer di Google Venture, nel 2016. Il metodo originario consiste nel focalizzare 5 giornate full-time (lo sprint) allo scopo di costruire un prototipo testabile di un prodotto, partendo da un’idea.

 

Sprint Day

Durante uno Sprint le energie mentali vengono concentrate su un unico obiettivo, eliminando gli stimoli della tipica giornata di lavoro. 

 

 

Anche le fasi del Design Sprint sono 5, come le giornate previste:

  1. Map - mappatura del processo
  2. Sketch - disegno delle soluzioni proposte
  3. Decide - scelta di una soluzione univoca
  4. Prototype - costruzione di una “facciata realistica” della soluzione
  5. Test - prova del prototipo con i clienti

Dopo aver mappato il processo, ideato e disegnato una soluzione, costruito un prototipo e infine testato l’appetibilità della soluzione proposta, è il momento dell’obiettivo finale: comprendere gli elementi di successo dell'idea originale e, soprattutto, in che modo svilupparla.

 

Il Design Sprint è una pratica di gruppo.

 

Come individuare un team di persone adatto a sviluppare l’idea? L'inventore Knapp fornisce alcune utili linee guida: un team ben fatto deve essere composto da 5-8 persone di background eterogenei, tra cui gli stakeholder del progetto e i membri del team di sviluppo, oltre a possibili contributi “trasversali”. È prevista inoltre la presenza di un “Decisore”, in grado di prendere decisioni univoche, in caso di divergenza di opinioni.

 

Siamo in un contesto dove la pratica prevale sulla teoria e la “plasma” al proprio servizio; ciò fa sì che il metodo Sprint sia sempre molto adattabile alle esigenze di contesto e, naturalmente, all’esperienza accumulata nel tempo. 

 

 

Benefici: perché è utile il Design Sprint

 

Nella nostra esperienza, un Design Sprint si applica perfettamente all’inizio di progetti complessi, che richiedono il dialogo con più stakeholder e unit aziendali da parte di un cliente e che comportano il rilascio di strumenti software (generalmente web app, mobile app o dashboard). Fondamentale è che vi sia un’idea chiara degli obiettivi del progetto. In caso contrario, può venire in soccorso l’utilizzo di ulteriori metodologie, come ad esempio il Discovery Workshop (di cui parleremo nei prossimi articoli).

 

A un anno e mezzo di distanza dal primo esperimento, abbiamo applicato il Design Sprint in 10 progetti che coinvolgono i nostri clienti. Con l’aumentare dei progetti, è cresciuta la sensibilità con cui la pratica viene applicata al contesto del progetto e del cliente specifico. Al tempo stesso, ci siamo resi conto dei molteplici benefici che il Design Sprint è in grado di generare:

 

- Miglior dialogo e miglior rapporto con il cliente
la comunicazione sul progetto risulta più efficace e migliora la qualità del dialogo, nel confronto fra interlocutori diversi


- Più tempo di sviluppo e meno iterazioni a progetto in corso
i "deliverable" sono fatti in modo da guidare le fasi di sviluppo del progetto, abbassando le interazioni necessarie 

 

- Maggior soddisfazione sul Design e l’usabilità della soluzione
il tempo di confronto iniziale garantisce una maggior efficacia nella soddisfazione delle richieste iniziali



Design Sprint in Ammagamma

 

Nel concreto, come abbiamo adattato la metodologia Sprint alle nostre necessità aziendali e ai progetti di IA? Nel nostro caso, l'applicazione di questa pratica si compone di 4 sessioni, condivise con il cliente.

 

1. Interviste
Nella prima sessione, il team del cliente viene intervistato, tipicamente in modalità many-to-1: ogni persona coinvolta nel processo viene ascoltata singolarmente, in modo tale da evitare bias sociali nelle risposte e da massimizzare la quantità di informazioni raccolte.


2. Mappa di processo
Il secondo step consiste nel mappare il processo, sulla base delle informazioni emerse dalle interviste. Lo scopo di questa fase è “capire se abbiamo capito” il contesto e l’obiettivo, e riportarlo su carta con la semplicità grafica di una mappa.

 

Process Map

Come è fatta una mappa del processo? Più o meno così 

 

 

3. Storyboard
Il terzo passo riguarda il disegno della soluzione e la conseguente prototipazione. Una volta compreso il processo, gli interlocutori sono pronti a immaginarsi la soluzione ai problemi raccontati. In che forma? Quella del disegno fatto a mano, detto “Storyboard”. Lo storyboard il modo più veloce per rendere chiare le idee di ognuno e, soprattutto, può essere revisionato molto rapidamente.

 

 

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Il Team lavora alla creazione di uno storyboard 

 

4. Test
Con lo storyboard abbiamo razionalizzato e messo su carta le nostre idee; è il momento di portarle all’esterno e raccogliere il feedback dei potenziali utilizzatori. Per testare le nostre idee, può essere utile trasformare lo storyboard in un vero e proprio mockup, una “facciata realistica” della soluzione. Una volta creato il mockup (con tool come FIGMA o InVision), esso viene mostrato ad un gruppo selezionato di persone, interessate alla soluzione proposta. Gli spunti raccolti da queste interviste permettono di capire se la soluzione proposta è efficace o se presenta dei punti deboli da modificare ulteriormente.

 

 

Il Caso IRIS Ceramica Group

 

Tra ottobre e dicembre del 2021, abbiamo svolto un Design Sprint con il gruppo IRIS Ceramica group,  in merito allo sviluppo di un applicativo per la gestione automatizzata delle offerte. La fase di pianificazione e ideazione del progetto è stata agevolata dal metodo Sprint, che ha aiutato a gestire la complessità nelle fasi iniziali e ad allineare i differenti stakeholder di progetto, che hanno partecipato insieme alle attività. 

 

Dalle parole di Debora Laterza, Group Marketing Director di IRIS Ceramica Group e referente del progetto: 

 

Quando Ammagamma ci ha proposto di organizzare un Design Sprint per affrontare la tematica di come avremmo potuto presentare la proposta commerciale in modo automatico, ci siamo trovati di fronte ad un grande potenziale da esplorare per quanto riguarda questa nuova metodologia. Ma già dal primo giorno, il team dedicato ne è rimasto affascinato e ha partecipato con grande entusiasmo alla definizione del modello. Il Design Sprint ha offerto l’occasione a ciascuno dei membri di far un’attenta analisi degli obiettivi, del processo di costruzione del progetto e della sua delivery in termini di forma e contenuto. Ciascuno ha potuto esprimere liberamente i propri punti di vista e le specifiche necessità, scoprendo la convergenza delle idee nella realizzazione del progetto finale. È stato un momento edificante di team building e di condivisione. Un’esperienza che verrà utilizzata come caso-studio, in termini di metodologia per poterla replicare nella realizzazione di altri progetti. 

 

 

 

MIRO board

Visione d'insieme di una board MIRO con tutte le attività di un Design Sprint 

 

 

 

Che cosa aspettarsi, quindi, da un Design Sprint?

 

Al termine del Design Sprint, avrai chiaro il passo successivo”.

 

Così Jake Knapp riassume l’obiettivo ultimo della metodologia: il valore delle giornate spese a costruire il prototipo è racchiuso nella possibilità di fare scelte migliori per la definizione del progetto, prima ancora di iniziare a svilupparlo. Questo obiettivo è tangibile nei risultati che le pratiche di Design Sprint hanno portato sui nostri progetti in Ammagamma.

 

Per queste ragioni, continueremo a utilizzare i Design Sprint e a proporlo ai nostri clienti, certi dei grandi benefici generati.

 

 

 

 

 


 

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