AI DIVE 2018: pronti all’immersione?

Accelerating your Digital Transformation

– Politecnico di Milano, Aula Magna Bovisa, 27 febbraio

 

E4 Computer Engineering ha organizzato un evento con i massimi esponenti accademici di A.I., le principali società private e gli appassionati del settore, in tutta Italia.
Il clima che si respira in questa Aula Magna Bovisa è quello della vera e propria Ricerca Pioneristica. Tutti i presenti sono alla Ricerca costante. Ricerche di mercato per fotografare i trend dell’AI in tutte le sue declinazioni (BigData, Data Analytics, Machine Learning, Visione Artificiale, etc). Ricerca di applicazioni dell’AI nei settori più disparati. Ricerca scientifica legata allo sviluppo dei Super Computer e nuove strutture di Reti Neurali. Ricerca di persone competenti nello sviluppo dei metodi di Machine Learning.

 

Quale sarà la Ricerca migliore? La Ricerca Vincente?

Queste le domande che mi pongo vedendo scorrere le slide degli oratori.
Molte società, tra cui le più grandi Companies del Software, stanno cercando di portare l’Intelligenza Artificiale nel mondo, inventando nuovi prodotti e originali applicazioni.
Ci sono però società, tra cui giovani StartUp, che stanno iniziando dal basso, dalla consulenza “sul campo”. L’approccio è quello di prestare i propri preziosi Data Scientists ai clienti, per risolvere problemi concreti.  Questa casuale strategia nasce dal fatto che molteplici aziende in Italia mancano delle competenze per trarre vantaggio dalla scienza dei dati tramite tecniche come l’apprendimento automatico.

 

La Ricerca dei Big

Leader di mercato come Google, Amazon, IBM, etc. vogliono convincere le aziende a comprare servizi A.I. per analizzare le informazioni raccolte da dati che si accumulano. Ma contemporaneamente gli esperti di Intelligenza Artificiale, abili a sviluppare le infrastrutture di analisi avanzata dei dati, scarseggiano sul mercato. I Data Scientists sono merce rara. le università stanno iniziando solo ora a formarli e i migliori talenti sul mercato sono contesi tra le grandi aziende tecnologiche. Asimmetria tra l’Artificiale e il Reale.

 

Google per A.I.

Interessante sapere che Google nel 2017 ha lanciato il proprio “negozio di consulenza A.I.”. Il laboratorio di soluzioni avanzate di A.I. consente a clienti industriali di lavorare su progetti con ingegneri di Google A.I. in una struttura dedicata nel campus aziendale a Mountain View. Offre anche un programma di formazione di quattro settimane per aiutare gli ingegneri dei clienti a migliorare le loro competenze di Intelligenza Artificiale.
L’amministratore delegato di Google, Sundar Pichai, ha infatti affermato lo scorso autunno che ci sono solo “poche migliaia” di persone in grado di creare modelli sofisticati di apprendimento automatico.
Se questa è la Nuova Frontiera… è proprio questo forse il “tallone d’Achille” del filone di Ricerca A.I.?

Così, scienziati dei dati altamente apprezzati e retribuiti vengono ora messi al lavoro per altre aziende. Questo suggerisce che la vendita di servizi di Intelligenza Artificiale è forse più complessa delle tecnologie abilitanti del settore, come suggerisce l’intervento di Piero Altoè, team Nvidia.

 

L’A.I. ai miei occhi

Quello che emerge, dalle mie riflessioni, è che in questa fase si corre molto a cercare di intuire la nuova frontiera ma in realtà serve contribuire, in modo sperimentale e creativo, allo sviluppo di soluzioni ai problemi concreti. Serve riportare l’uomo e i suoi bisogni innati nel cuore dell’Intelligenza Artificiale. Sfruttando le sue logiche matematiche per capire la complessità e imparare a governarla in modo semplice e intuitivo. Back to Basics, recita il mio mantra. Questa la direzione del progresso che vedo.

Aziende come IBM, Nvidia, Microsoft, Google, Amazon hanno reso l’AI più accessibile. I casi d’uso non sono adatti a tutti e, ad oggi, in Italia scarseggiano.
Fino a quando l’apprendimento automatico non sarà parte normale del lavoro delle aziende, occorre aspettarsi che la consulenza sia forse la Ricerca più interessante del settore.

 


Con il contributo di: Jona Hasaramaj, Marketing Specialist