Genesi e sogno di un Ammagamma Index

Ritrovare le leggi delle stelle nei processi della terra


di Fabio Ferrari

 

Mi capita spesso di tornare in un’Azienda, anche a distanza di tempo dalla nostra consulenza.

Mi chiamano per condividere lo sviluppo di nuove idee, per mostrarmi i risultati ottenuti e capita, persino, di correggere i nostri stessi modelli. Ma quella volta fu diversa dalle altre.

A quel progetto ero molto affezionato, non solo per i risultati tangibili, piuttosto perché dietro a quei numeri, eravamo riusciti a leggere con chiarezza una moltitudine di sacrifici e di sconfitte, o, all’opposto, storie di speranza per un futuro migliore.

 

Quel giorno fu diverso perché non entrai nell’ufficio, sede dei frequenti incontri, ed evitai ogni possibile visita dentro lo stabilimento. Facemmo, invece, una passeggiata lenta nelle campagne limitrofe e fu così che capii, all’improvviso, quale fosse il punto attorno a cui, negli anni, era cresciuta un'attività imprenditoriale, anzi, una comunità capace di sostenersi e crescere unita nel tempo. Non si trattava solo di una questione generazionale, era ben più di un'impresa familiare.

 

In quel momento, valutai il fatto che ogni azienda che avevamo incontrato – e che avremmo incontrato - rappresentava per noi una complessità unica, di dati, di idee, di persone.

 

Un piccolo universo che avevamo supportato nel ritrovare un ordine e un’identità peculiare, potrei dire matematica, sebbene nessuna di queste storie poteva essere interamente racchiusa nel microcosmo di una cifra o in uno storytelling da social network.

 

Riordinare, ridurre, risparmiare: ogni volta la matematica ci aveva aiutato a ottenere un risultato leggibile in una formula, in un grafo o in un codice numerico. Mentre ripensavo a quei numeri, e soprattutto ai volti degli imprenditori, mi fu chiaro che quelle narrazioni dovevano proseguire nello spazio, assumendo profondità e durata nel tempo.

 

Ogni azienda nasce all'interno di una comunità esclusiva e complessa di cui si può decidere di essere parte attiva e rigenerativa.

 

Il significato della sostenibilità, che avevamo ricercato, con esiti incerti fino ad allora, doveva diventare molto più che un valore oggettivo da proiettare su un monitor o da scrivere in un bilancio. Ben altro! Doveva trasformarsi in un'entità coinvolgente, mutevole, duttile. Un elemento plastico in grado di evolversi in nuove forme di linguaggio e di narrazione.

 

Quello che era mancato fino ad allora, forse, era proprio una formula di sostenibilità “in divenire", che raggruppasse la nostra intrinseca capacità di diffusione di benessere ambientale, culturale, sociale, ecc. Probabilmente quello che era mancato fino ad allora era proprio la matematica, con le sue fondamenta di logica, capace di far emergere e legittimare con eloquenza il legame di ogni azienda con il proprio territorio. Mentre ero immerso nei campi dell’Irpinia, cresceva sempre di più in me la voglia di alimentare, con la matematica, questa sostenibilità dinamica che l’Azienda aveva sviluppato nei confronti del suo territorio.

 

Pensai in che modo gli amanti dei numeri e della logica, uomini come tutti gli altri, alle prese con un talento spesso precoce imperativo e solitario, avrebbero potuto contribuire a creare un nuovo modello di sostenibilità per le aziende e le comunità ad esse legate.

 

Lo strumento che stavo sognando poteva tracciare la mappa di una sostenibilità in divenire, per orientare la nostra relazione con l’Azienda e con il territorio circostante.

 

Sarebbe dovuto nascere un approccio di reciproca fiducia che ci potesse guidare nell’orientare le nostre azioni, nel far emergere il potenziale narrativo dell’Azienda, davanti al quale non saremmo rimasti neutrali, bensì avremmo assunto una nuova via da seguire. Una scia di luce, quasi una stella a guidarci sulla terra.

 

E se avessimo avuto a disposizione un “Ammagamma Index” che indicasse come l’Azienda quotidianamente, con il suo processo di valore generato, sia in grado di tenere vivi 27 tipi di grani antichi coltivati da contadini esperti, di finanziare un istituto agrario, dare da lavorare a 500 famiglie sparse su un territorio svantaggiato da un punto di vista di infrastrutture, fino a finanziare il festival della poesia locale?

 

L'Ammagamma Index visto come una sorta di "mappa della generatività di un'azienda".

 

Nei giorni seguenti non riuscivo a pensare ad altro che a questo Index, uno strumento che ci possa servire a raccontare i risultati ottenuti in un modo nuovo, non solo tecnico e quantitativo.

Era giunto il tempo dell’Ammagamma Index e in accordo con l’imprenditore sviluppammo un contratto a garanzia di risultato, una forma un po' anomala, prevedendo una clausola di gradimento con la quale, qualora avessimo raggiunto il risultato atteso e l’imprenditore ne fosse stato soddisfatto, avremmo ricevuto un premio economico da reinvestire totalmente nel territorio.

 

Attraverso il riconoscimento del nostro lavoro avremmo avuto la possibilità di sviluppare un progetto culturale e sociale, all’interno della generatività che avevamo mappato in precedenza.

 

Così è nato un nuovo progetto, un modello matematico che desse vantaggio a tutti i contadini, suggerendo loro come partecipare alla produzione in modo più efficace e, soprattutto, come venderla sul mercato al giusto prezzo. Il modello è infatti in costante dialogo con il modello di previsione dei prezzi, già sviluppato da noi, per l’Azienda.

 

Non faccio segreto che tra le tante riflessioni che mi tengono sveglio la notte, una mi sta stimolando particolarmente.

Spesso gli amici obiettano che l’intelligenza artificiale o la robotizzazione dei processi che noi sviluppiamo, contribuisce al calo dei posti di lavoro e che la matematica di questo secolo rischia di trasformarsi in un'antagonista dell’uomo.

Se quel giorno non fossi uscito dagli uffici dell’Azienda a camminare nei campi, avrei ammesso che in fondo quegli amici avrebbero avuto ragione... Ma pensando alla “despazializzazione numerica” emersa, sono sempre più convinto che con la matematica possiamo ambire allo sviluppo di una nuova forma di economia circolare, e per tutti gli scettici, potrei persino renderla oggettiva:

 

la Matematica, che si può definire come lo studio delle relazioni tra gli oggetti – tra retta e punto, per esempio – rimane ancora oggi la più umana tra le discipline perché essere umani significa essere in relazione, connessi, con altre persone e un territorio che ci circonda.